Tra i tanti problemi che affliggono il nostro Paese se ne è aggiunto uno nuovo: il Sistema Pensionistico.

Di per sé le pensioni non dovrebbero rappresentare un problema, lo sono diventate per l'uso e l'abuso che i nostri politici hanno fatto dei fondi pensione; le leggi, è bene ricordarlo, vengono fatte in Parlamento. E' un problema di forte incidenza sociale a favore delle classi piu' deboli, specialmente delle persone che attualmente vivono in poverta'. E cio' e' bene chiarirlo.
I nostri politici, purtoppo, hanno tutto l'interesse a tenerci nell'indigenza per ottemperare al famoso detto latino "DIVIDI ET IMPERA".
Non riusciamo a comprendere allora il perche' ancora oggi i nostri "soldi" versati per la pensione e che quindi per legge ci devono essere restituiti al momento della collocazione a riposo al fine di soddisfare le esigenze e sofferenze della vecchiaia, ci vengono astutamente sottratti?
Questa e' una vera e propia ingiustizia: un nostro diritto che viene calpestato da chi dovrebbe difenderci! politicamente non facile da risolvere, nessuno vuole affrontarlo, perché qualsiasi soluzione avrebbe risvolti impopolari e colpirebbe la sensibilità elettorale delle forze politiche chiamate ad intervenire.

Si prevede, secondo un rapporto OCSE, che raggiungeremo il picco negativo di massimo esborso dell'erario fra 30 anni, quando il rapporto tra occupati e pensionati sarà di uno a uno.

Ciò è dovuto principalmente all'effetto sommatorio di fattori come l'innalzamento della vita media della popolazione, la riduzione della vita lavorativa e una previdenza sociale troppo assistenziale, vedi prepensionamenti.

Le proposte di soluzione avanzate ultimamente da diverse fonti politiche riguardano provvedimenti diretti a correggere proprio questi fattori negativi: quindi si propone di aumentare il periodo di attività lavorativa, creando opportunità di lavoro per le persone in avanzata età lavorativa, perché così aumenterebbe il fondo contributivo da parte del prestatore d'opera : l'erario incasserebbe di più e nello stesso tempo esborserebbe meno per effetto della riduzione del periodo pensionistico, cioè del tempo che resta da vivere.

Altri provvedimenti riguarderebbero la sospensione degli incentivi ai pensionamenti anticipati e una distribuzione più equa dei fondi pensione alle varie categorie, perequando le cosiddette pensioni d'oro.

Riportando su un diagramma temporale il periodo vissuto da un normale individuo, diremo che il primo periodo di 20/25 anni è dedicato alla formazione ed è a carico della famiglia (non dello Stato), segue il periodo lavorativo con durata di 35 anni circa, durante il quale il prestatore d'opera versa i contributi e lo Stato incassa, l'individuo si trova con età di 55/60 anni; restano, se va bene, 25/30 anni per "godersi" la pensione, cioè il frutto (gli interessi) dei fondi pensione versati durante la vita di lavoro, soldi quindi del lavoratore non dell'INPS, non dello Stato fino a quando chi li ha versati resta in vita!!!!!

Perché l'erario è fortemente in passivo, perché si continua a parlare di provvedimenti restrittivi nei confronti di chi lavora , nei confronti di chi paga?

Eliminiamo sì le storture del Sistema vigente, anzi proponiamo una riforma radicale: diamo al cittadino la CERTEZZA che il frutto dei suoi sacrifici possa assicurare una vecchiaia serena.